AMORE E PSICHE
La favola di Amore e Psiche, in epoca neoclassica e romantica, conosce una straordinaria fortuna, e viene riproposta continuamente nella letteratura e nell'arte. Il poeta inglese John Keats scrive un'ode a Psiche; gli artisti, in particolare i neoclassici francesi e i preraffaelliti inglesi, come Leighton o Burne-Jones, sembrano affascinati dal soggetto e lo interpretano in infinite varianti.
Il mito di Amore e Psiche tratto dalle Metamorfosi (IV,28-VI,24) di Apuleio.
La favola inizia nel più classico dei modi: c'erano una volta, in una città, un re e una regina, che avevano tre figlie. L'ultima, Psiche, è bellissima, tanto da suscitare la gelosia di Venere, la quale prega il dio Amore di ispirare alla fanciulla una passione disonorevole per l'uomo più vile della terra. Tuttavia, lo stesso Amore si invaghisce della ragazza e la trasporta nel suo palazzo, dov'ella è servita ed onorata come una regina da ancelle invisibili e dove, ogni notte, il dio le procura indimenticabili visite. Ma Psiche deve stare attenta a non vedere il viso del misterioso amante, a rischio di rompere l'incantesimo. Per consolare la sua solitudine, la fanciulla ottiene di far venire nel castello le sue due sorelle; ma queste, invidiose, le suggeriscono che il suo amante è in realtà un serpente mostruoso: allora Psiche non resiste alla "curiositas" e, armata di pugnale, si avvicina al suo amante per ucciderlo. Ma il dio Amore, che dorme, le si rivela nel suo fulgore, coi capelli profumati di ambrosia, le ali rugiadose di luce, il candido collo e le guance di porpora. Dalla faretra del dio, Psiche trae una saetta, dalla quale resta punta, innamorandosi così perdutamente di Amore stesso. Dalla lucerna di Psiche una stilla d'olio cade sul corpo di Amore e lo sveglia. L'amante, allora, fugge da Psiche, che ha violato il patto. L'incantesimo, dunque, è rotto e Psiche, disperata, si mette alla ricerca dell'amato. Deve affrontare l'ira di Venere, che sfoga la sua gelosia imponendole di superare quattro difficilissime prove, l'ultima delle quali comporta la discesa nel regno dei morti per il farsi dare da Persefone un vasetto. Psiche avrebbe dovuto consegnarlo a Venere senza aprirlo, ma la curiosità la perde ancora una volta. La fanciulla viene allora avvolta in un sonno mortale, ma fortunatamente interviene Amore a salvarla; non solo: il dio otterrà per lei da Giove l'immortalità e la farà sua sposa. Dalla loro unione nascerà una figlia, chiamata "Voluttà".
Altre raffigurazioni di Psiche ad opera di diversi artisti
Rubens “Eros e Psiche” 1612
Van Dyck “Cupido e Psiche” 1639
Burne-Jones “Cupido e Psiche” 1865
Burne-Jones “Pan e Psiche” 1872
Hale Edward Matthew “Psiche al trono di Venere”
Lord Frederic Leighton “Il bagno di Psiche” 1890
William Bouguereau “Cupido e Psiche” 1892
William Bouguereau “Il rapimento di Psiche” 1895
Waterhouse “Psiche apre la scatola d'oro” 1903
Waterhouse “Psiche nel giardino di Cupido” 1904