
Pitagora (571/570 - 497/496) sosteneva che
“i numeri sono il principio di tutte le cose” e che “gli elementi dei numeri
sono gli elementi di tutte le cose”, indotto dal fatto che sotto il mutare
continuo della realtà e sotto le differenze qualitative delle cose era possibile
scoprire rapporti numerici stabili e precisi. Pitagora ebbe l’intuizione del
carattere matematico della realtà sensibile, intuizione ripresa poi in età
rinascimentale e posta a fondamento della scienza moderna.
Nell’ambiente pitagorico furono sviluppate
ricerche in campo acustico e musicale, applicando l’aritmetica allo studio dei
suoni delle corde vibranti. Attraverso ripetute esperienze provocate ad arte,
ossia attraverso la sperimentazione, i Pitagorici scoprirono che la diversità di
altezza delle note musicali dipendeva dalla diversa lunghezza delle corde sonore
e dalla loro vibrazione e che l’altezza di ogni nota si
poteva esprimere con un
rapporto numerico fra l a lunghezza della corda e la vibrazione. Attribuendo poi
un numero alla nota più alta, verificarono che tutte le altre note si ponevano
in rapporto numerico con questo e ciò permise di individuare i principali
intervalli musicali. Studiando inoltre i principali accordi (ottava, quinta,
quarta) scoprirono che l’armonia è esprimibile con numeri interi semplici che
scaturiscono dalle relazioni tra i numeri delle varie note.
Gli studi di acustica dei Pitagorici sono un
vero esempio di attività sperimentale sistematica che viene criticata da Platone
nella Repubblica, dove dei Pitagorici dice che: “malmenano e torturano le
corde, stirandole sui piroli, e cercano i numeri che esprimono questi accordi
che si sentono”. |