Per secoli nei tempi antichi la medicina è stata praticata da sciamani e maghi, uomini dotati di poteri divinatori che conoscevano i segreti ancestrali della natura e possedevano i sieri medicamentosi per scacciare gli spiriti che causavano le febbri e per guarire le ferite. Anche se le prime scuole mediche sorgono in Italia (Scuola di Crotone e Scuola di Sicilia), è in Grecia che avviene la completa emancipazione del medico sul sacerdote-guaritore con l’introduzione del concetto di "clinica". Fra l’VIII e il VI secolo a. C. il medico era considerato un artigiano che esercitava l’arte della guarigione. I medici appartenevano solitamente alla classe aristocratica, ma tutti avevano la possibilità di fare il medico, tranne le donne. La formazione professionale era basata sull’apprendistato: il neofita riceveva consigli da chi esercitava già l’arte, assisteva alle cure dei pazienti e, talvolta, assolveva ad umili incombenze.

I medici venivano chiamati “asclepiadi”, da Asclepio o Esculapio che era il Dio greco della medicina, rappresentato spesso con un serpente. Lo studio del medico era spesso nelle vicinanze di un tempio di Asclepio; ma il più delle volte lo studio era solo una base, in quanto il medico era itinerante. Viaggiava di paese in paese portando con sé l’attrezzatura e i farmaci e recandosi a casa dei pazienti. dove erano eseguite anche le operazioni. Un medico appartenente ad una classe sociale elevata curava generalmente le persone della sua stessa condizione, ricevendo un adeguato compenso. I suoi assistenti potevano prendersi cura dei meteci e degli schiavi, ma il pagamento era sempre d’obbligo e gli onorari venivano spesso pagati in anticipo. L’attività di questi medici itineranti rimaneva sul piano della pratica di guarigione quotidiana e non portò a elaborare teorie. Tuttavia, grazie all’esperienza sul campo, i medici itineranti avevano accumulato una grande quantità di osservazioni e perfezionato le loro tecniche chirurgiche. La medicina a carattere magico, che sarà rispettata perfino da Platone e da Teofrasto, continuava a essere a disposizione di tutti: ricchi e poveri, schiavi e uomini liberi. I Greci infatti manterranno un duplice rapporto con la medicina: da una parte vi erano le pratiche razionali e scientifiche, dall’altra le pratiche religiose che consideravano le malattie come eventi di origine divina.