Analisi della lettera ad Familiares
Nella lettera ad Familiares XIV,14 , Cicerone, lontano da casa, esprime preoccupazione per le donne della sua famiglia e consiglia di cercare protezione presso Dolabella, temendo l’impossibilità di una fuga qualora ci fossero violenze e saccheggi in città.
Egli è consapevole, infatti, che Cesare sta varcando il Rubicone per rientrare a Roma con le sue legioni, ignorando le leggi senatorie. Rappresenta quindi un pericolo per le istituzioni oligarchiche: Il senato si rifugia così in Campania a Minturi, compreso Cicerone.
Lo stato di apprensione dell’autore è testimoniato da verbi di timore:
Ø Metuo
Ø Verendum est
Ø Vereor
Ed inoltre da alcune significative interrogative indirette:
Ø Ut honeste vos esse possitis
Ø Vestri similes feminae sintne Romae
Tuttavia, sono presenti anche esortazioni di fiducia e di coraggio rivolte alla moglie e alla figlia:
Ø Si ille Romam modeste venturus est
Ø Quomodo quidem… poteritis
Ø Labienus rem miliorem fecerit
Ø Ad summam, animo forti sitis
Nella lettera possimo notare, infatti due frasi che mettono in rilievo come il ruolo di pater familias prevalga sull’uomo politico.
Con bellissime vel mecum vel in nostris praediis esse poteritis (voi potrete stare ottimamente con me o nelle nostre terre) Cicerone esprime preoccupazione per la situazione che potrebbe crearsi a Roma con l’arrivo di Cesare. Consiglia quindi di recarsi nei possedimenti di famiglia, dove potranno stare benissimo, qualunque cosa succeda tranne un invasione da parte delle truppe cesariane. Forse non potrà fermarsi lì lui stesso, vincolato dalla posizione di senatore, ma le donne staranno al sicuro.
Con la frase Vos, meae carissimae animae, quam saepissime ad me scribite et vos quid agatis, et quid istic agatur (voi, anime a me carissime, scrivetemi quanto più spesso possibile; ditemi quello che fate voi, quello che succede costà) Cicerone è tormentato per la situazione delle due donne e della città di Roma. Dimostra inoltre affetto (animae).