Le "Epistulae ad Atticum"

 

Un tentativo di mediazione, epistulae ad Atticum IX, 11°

 

Le epistole ad Atticum vennero scritte dal 68 al 44. Tito Pomponio attico, amico di Cicerone, era di condizione equestre e ricchissimo. Egli si tenne sempre lontano dalla vita politica, il che gli permise di avere contatti e amicizie con i maggiori esponenti delle contrapposte fazioni. La lettera che abbiamo esaminato è conservata i questo gruppo dell’epistolario ciceroniano perché l’autore ne inviò una copia all’amico, in quanto scritta in risposta a una lettera che Cesare aveva fatto recapitare a Cicerone da Furnio. Questa lettera fu pubblicata a Roma attirò numerose critiche verso Cicerone per essersi mostrato troppo neutrale e avere preso apertamente le distanze da certi eccessi dei pompeiani.

 

Nel 49 i sostenitori di Pompeo, fuggiti da Roma nell’imminente arrivo di Cesare, s’imbarcarono a Brindisi, dove si rifugiarono. Cicerone decise così di non abbandonare la Campania ma si rifugiò a Formia.  Lo trattengono infatti, l’orrore per la guerra civile e la speranza di poter essere utile mediatore tra i cesariani e i pompeiani. Cicerone manifesta così la speranza in una riconciliazione tra Cesare e Pompeo, sostenendo un ruolo politico di pacificatore.  All’interno di questa lettera Cicerone ricorda a Cesare di essere sempre stato sostenitore dei “diritti di Cesare”, per questo stesso motivo decise di non recarsi a Brindisi, ma allo stesso tempo egli cerca di difendere la posizione di Pompeo, mostrandosi neutrale e propenso a una riappacificazione.

Dovendo mantenere la imparzialità politica , Cicerone non perde di vista il fatto di ricordare a Pompeo di mostrarsi in disaccordo con lui quando decise di venire alle armi contro Cesare, inoltre si rifiuta di arruolare nuovi soldati in Campania come richiesti. Infatti egli crede che con tale guerra si violi il diritto di Cesare e che la causa sia solo l’invidia degli avversari politici che cercano di togliere il privilegio concesso dal popolo romano. Il tentativo di riappacificazione e di concordia tra i cittadini di Cicerone è possibile trovarlo negli aggettivi riferiti a Cesare, mirabile e singolare saggezza.

Le vere considerazioni di Cicerone su Cesare è possibile conoscerle nelle lettere indirizzate alla moglie e alla figlia, nelle quali dichiara che pur stimandolo conferendogli la saggezza necessaria a risparmiare un attacco a Roma, teme che possa cadere nella follia e permetta il saccheggio della capitale.

 

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