Un’anticipazione della seconda guerra mondiale

 e un momento cruciale della storia europea e mondiale

 

La guerra civile spagnola rappresentò sotto molti aspetti un sinistro preludio del secondo conflitto mondiale.
 

1)    Ne prefigurò, almeno in parte, gli schieramenti, poiché vide contrapporsi le democrazie e gli stati fascisti.
 

2)    Ne anticipò il carattere di guerra ideologica”.
Quando, nel febbraio del 1936, le sinistre si affermarono nelle elezioni politiche e si insidiarono al governo, le masse proletarie vissero la vittoria come l’inizio di una rivoluzione sociale e si mobilitarono contro i grandi proprietari, i notabili conservatori e soprattutto contro il clero cattolico. Nei primi giorni di guerra, chiese, conventi e altri edifici religiosi, vennero incendiati senza che le autorità repubblicane facessero nulla per impedirlo. Gli articoli 24 e 26 della costituzione della Repubblica avevano messo al bando i Gesuiti, il che aveva profondamente offeso molti dei Nazionalisti. Una delle motivazioni principali sostenute all'epoca dell'iniziale sollevazione Nazionalista fu quella di contrastare l'anticlericalismo del regime repubblicano e di difendere la Chiesa Cattolica Romana, che venne censurata per il suo appoggio alla monarchia e che molti, dalla parte repubblicana, incolpavano dei mali della nazione.

 La guerra civile spagnola vide così da un lato il “caudillo” (duce, condottiero) Franco, appoggiato dalle gerarchie ecclesiastiche, dalla aristocrazia terriera  e da parte della borghesia  moderata, dall’altra i repubblicani divisi però nel loro interno tra comunisti e anarchici. Questo fu un grosso punto di debolezza per i repubblicani. Sciascia scrive: “Non è che con gente come loro si possano vincere le guerre… gli anarchici odiavano troppe cose: i vescovi e gli stalinisti, le statue dei santi e quelle dei re, i monasteri e le case di prostituzione; morivano più per le cose che odiavano che per quelle che amavano, perciò avevano pazzo coraggio e sete di sacrificio.”


3)    Ne anticipò un certo uso di
armi e di strategia militare: bombardamenti dei centri abitati, rappresaglie, rastrellamenti.

Scrive Sciascia: “I tedeschi provavano, nuovi e precisi, i loro strumenti di guerra, noi (italiani) gettavamo invece tutto il nostro, gli aerei da caccia nuovi e i vecchi cannoni austriaci, i carro armati buoni per la festa del reggimento e le mitragliatrici 1914 e i poveri soldati con le pezze ai piedi, le fasce a spirale, il grigioverde che sotto la pioggia diventava come pane cotto; i poveri disoccupati delle Due Sicilie. Hitler, che dichiaravaOggi la Spagna, domani il mondo”, usò la guerra come campo di prova per carri armati che stavano divenendo disponibili all’epoca e aerei come il caccia Messerschmidt Me-109 e il bombardiere Junker Ju 52. I sovietici usarono i caccia I-15 e I-16.

4)
La guerra civile spagnola fu anche un esempio di guerra totale, dove il bombardamento della città Basca di Guernica da parte della Luftwaffe fece intravedere episodi della seconda guerra mondiale, come la campagna di bombardamenti dell’ Inghilterra da parte dei nazisti.

La distruzione della città di Guernica, che fu definita dal Times “la prima strage degli innocenti del nostro tempo”, è il soggetto del capolavoro di Pablo Picasso ed è divenuta una delle icone più conosciute del pacifismo internazionale.

La guerra civile fu caratterizzata inoltre dall’intervento di migliaia di volontari provenienti da 52 paesi dei 5 continenti. Furono circa 40.000 e la metà morì in combattimento, fu dispersa o ferita. La ripartizione per nazionalità delle Brigate Internazionali fu la seguente: francesi 10.000, tedeschi 5.000, italiani 3.350, statunitensi 2.800, inglesi 2.000, canadesi 1.000 e diverse centinaia di jugoslavi, albanesi, ungheresi, polacchi, bulgari, cecoslovacchi, svizzeri, nordeuropei, messicani e africani.


 

Ad oltre sessant’anni non è esagerato affermare che quegli eventi segnarono un momento cruciale nella storia europea e mondiale, fu l’occasione per le coscienze di milioni di uomini di un riesame radicale della realtà e dell’intera vicenda umana. Mai come allora, in un momento in cui nazismo e fascismo minacciavano il mondo, l’umanità fu costretta a fare i conti con se stessa, e quindi con la morte, il dolore, la distruzione, la miseria, ma anche con la pace, la speranza, l’amicizia vera, l’utopia e com’ebbe a dire la poetessa Maria Casares con «la solidarietà della quale presi coscienza
e che mi vincolò al mondo”.

Ci sono tanti motivi per occuparci ancora della guerra civile spagnola; tornano alla mente le riflessioni di Leonardo Sciascia, che mirabilmente, nel romanzo Gli zii di Sicilia, seppe cogliere l’importanza e l’attualità di quegli eventi:

“Tante persone studiando diventano buoni medici, avvocati, ministri, a queste persone vorrei chiedere: sapete che cosa è stata la Guerra di Spagna? Che cosa è stata veramente? Se non lo sapete non capirete mai quel che sotto i vostri occhi oggi accade, non capirete mai niente del fascismo, del comunismo, della religione dell’uomo, niente di niente capirete mai: perché tutti gli errori e le speranze del mondo si sono concentrati in quella guerra; come una lente concentra i raggi del sole e dà il fuoco, così la Spagna di tutte le speranze e gli errori del mondo si accese, e di quel fuoco oggi crepita il mondo.”

Andarono in Spagna i maggiori esponenti dell’antifascismo italiano, per primo Carlo Rosselli insieme all’anarchico Camillo Berneri, poi arrivarono Luigi Longo, Giuseppe Di Vittorio, Giuliano Pajetta, Teresa Noce, Pietro Nenni, Randolfo Pacciardi, arrivò anche Palmiro Togliatti inviato da Mosca in qualità di commissario politico.