Gli intellettuali e la guerra

 

A sostegno dei combattenti antifascisti si levarono uomini che segnarono un’intera epoca dello sviluppo della civiltà e della cultura, i quali, con la loro opera, attrassero l’attenzione sui fatti di Spagna: primi tra tutti gli spagnoli Pablo Picasso, Antonio Machado, Miguel Hernandez, poi Ernest Hemingway, George Orwell, Albert Camus, Bertolt Brecht, Henri Matisse, André Malraux, Pablo Neruda, Thomas Mann e molti altri, tra gli italiani Leonardo Sciascia ed Elio Vittorini; quest’ultimo ebbe a scrivere che la lotta dei combattenti di Spagna «fu scuola di massa per noi», fase di incubazione di nuove scelte che si dispiegheranno compiutamente nella Resistenza.

 

Hemingway  fu testimone di guerra e combatté contro Francisco Franco. Il suo romanzo Per chi suona la campana trae ispirazione dalle sue esperienze in Spagna. Scritto nel 1940, racconta le vicende e la morte di Robert Jordan, un giovane professore universitario arruolatosi volontario nell’esercito repubblicano. Il libro inizia con il sermone del poeta e predicatore inglese Donne: “Nessun uomo è un'isola, intero per se stessa; ogni uomo è un pezzo del continente, parte della Terra intera ; e se una sola zolla vien portata via dall'onda del mare, qualcosa all'Europa viene a mancare, come se un promontorio fosse stato al suo posto, o la casa di un uomo, di un amico o la tua stessa casa. Ogni morte di uomo mi diminuisce perché io son parte vivente del genere umano. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana: essa suona per te.”

 

Anche Orwell condusse la sua attività letteraria in parallelo con quella di giornalista e attivista politico, Prese parte alla guerra civile spagnola combattendo per il P.O.U.M. (Partito Operaio di Unificazione Marxista) contro il dittatore Francisco Franco. Di ritorno in Inghilterra scrisse Omaggio alla Catalogna, dove assunse una posizione duramente critica nei confronti dei comunisti, accusati di avere distrutto la sinistra anarchica. «I cattolici e i comunisti sono simili nel considerare che quelli che non hanno le loro convinzioni non possono essere sia onesti che intelligenti.» Nei “Giorni di maggio” del 1937 i contrasti all’interno del campo repubblicano esplosero in conflitto aperto, quando i comunisti cercarono di conquistare con le armi il controllo degli edifici pubblici difesi dagli anarchici.

Ken Loach, ispirandosi al libro di Orwell, racconta, nel film Terra e libertà, lo scontro fra il P.O.U.M. e gli aderenti al Partito Comunista. Il POUM pensava, come hanno sempre pensato i contadini poveri di tutte le epoche, che la rivoluzione la si fa per avere la terra, quella terra su cui interminabili generazioni di zappatori si sono spezzati la schiena, quella terra che ha arricchito altri e ha creato il lusso dei signori. I contadini dunque vogliono le terre e decidono per la collettivizzazione, ma Stalin, timoroso dello scandalo che questa avrebbe provocato nei bravi borghesi, condanna gli anarchici spagnoli. Il protagonista del film, un operaio inglese arruolatosi nel POUM per combattere i franchisti, perderà in questa guerra una donna amata, Blanca (“Abbiamo sepolto Blanca in una terra collettivizzata, a lei sarebbe piaciuto”), e metterà in discussione i suoi ideali politici. Seguendo i suoi ideali comunisti passa dal POUM alle Brigate Internazionali ma, profondamente deluso dal Partito (“Il partito fa schifo, è corrotto e ci sono le camere di tortura”) torna a combattere con gli anarchici. La lotta, resa ancor più difficile dalla mancanza di armi, viene stroncata dallo scioglimento del POUM con l’accusa di essere un’organizzazione illegale, una collusione con i fascisti. Accusa assurda e ingiusta, “E’ stato il POUM a difendere Madrid, erano forse fascisti?”, dice uno del POUM.

Il film si chiude con la scena della nipote di David al funerale del nonno in Inghilterra che recita una poesia di William Morris: “Unisciti alla battaglia, l’unica che l’uomo non può perdere, perché chiunque cada o muoia sarà l’esempio per quelli che trionferanno.”

Di Brecht è famosissima  la poesia Avevo un fratello aviatore:

Avevo un fratello aviatore.
Un giorno, la cartolina.
Fece i bagagli, e via,
lungo la rotta del Sud.


Mio fratello è un conquistatore.
Il popolo nostro ha bisogno
di spazio. E procurarsi  terre su terre
è per noi un vecchio sogno.

Lo spazio che si è conquistato
è nel massiccio del Guadarrama.
E’ lungo un metro e ottanta,
uno e cinquanta di profondità.

Questa poesia non ha bisogno di parafrasi, perché parla da sola attraverso versi semplici: nasconde il dolore del poeta per la morte di suo fratello, morto nell’esercizio del suo dovere, ma non la polemica con Hitler, che, in base alla sua teoria dello "spazio vitale", sosteneva che la Germania aveva bisogno di ampliare i propri confini: bisognava conquistare nuove terre. E il fratello di Brecht era partito, richiamato alle armi, come altri giovani, dalla cartolina precetto. Essendo aviatore, era stato inviato con l’aviazione tedesca in appoggio al generale Franco, durante la guerra civile spagnola contro i democratici, ma per se stesso ha conquistato solo lo spazio di una tomba nel massiccio del Guadarrama.Un senso d’amarezza pervade la poesia che vuol essere nello stesso tempo un omaggio di Brecht al fratello caduto e un’ironica condanna della guerra, in particolare della politica nazista di dominio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pablo Neruda, grande poeta cileno amico del poeta spagnolo Garcia Lorca, ucciso dai falangisti nel '36, dedicò alla terra per cui anche egli aveva combattuto la raccolta di poesie Spagna nel cuore – Inno alla gloria del popolo in guerra 1936/’37.
Di tante riportiamo alcune frasi da Arrivo a Madrid della Brigata Internazionale:

 

…quando non avevamo altra speranza che un sogno di munizioni,

quando ormai credevamo

che il mondo fosse pieno soltanto di mostri divoratori  e di furie,

Compagni,

allora, allora,

vi ho veduti,

e i miei occhi sono tuttora pieni di orgoglio…