LA RIVOLUZIONE RUSSA

 

 

La corrente di pensiero fondamentale degli avvenimenti che accaddero in Russia nei mesi successivi al febbraio del ’17 scaturì dal rovesciamento operato da Lenin dell’idea marxista secondo cui la rivoluzione della classe operaia si sarebbe compiuta nei paesi più industrializzati come conseguenza del crescente sfruttamento degli operai da parte della borghesia. Lenin sosteneva infatti che la rivoluzione avrebbe avuto luogo nei paesi più arretrati e poveri per le insostenibili condizioni di vita dei lavoratori. Questa sua elaborazione del pensiero marxista venne poi definita marxismo-leninismo.
Ad inizio secolo i problemi che si presentavano in Russia erano molteplici; è possibile riassumerli in cinque questioni principali:

Dopo il crollo della monarchia zarista, due furono le forze che spontaneamente si organizzarono per prendere in mano le sorti della Russia: da una parte la borghesia liberale, dall'altra gli operai e, in parte minore, i contadini. Si formò un governo provvisorio, guidato da un principe liberale che aveva l'appoggio della borghesia. Gli operai delle fabbriche, i contadini delle zone prossime alle città e i soldati formarono dei soviet (in russo soviet vuol dire "consiglio") che avrebbero dovuto governare le fabbriche, le città, i villaggi e i reparti dell'esercito.

Quella dei soviet non era un'esperienza nuova: se ne erano formati anche durante la Rivoluzione del 1905 ed erano stati sciolti quando il governo zarista aveva ripreso il controllo della situazione. Il governo borghese e il popolo dei soviet erano divisi da un profondo disaccordo su molti punti, ma in particolare sulla condizione della guerra: il governo infatti intendeva proseguire la guerra a fianco degli alleati dell'Intesa, mentre le classi popolari, quelle che avevano subito le sofferenze più dure, desideravano una pace immediata. A metà del giugno 1917 un'offensiva dell'esercito russo fu fermata dai  tedeschi e si risolse in un ennesimo disastro militare. La guarnigione di Pietrogrado si rivoltò contro il governo invitando il soviet della città a prendere tutto il potere. La rivolta fallì e molti esponenti del partito bolscevico furono arrestati. Lenin fuggì in Finlandia.

La guida del governo fu affidata al socialista Kerenskij nella speranza che questi potesse riconquistare il consenso popolare. La politica di Kerenskij fu ambigua su un punto che invece era ormai decisivo per il popolo russo: la pace. Egli prese tempo, rimandando ogni decisione. Debole fu inoltre la sua posiziona nei confronti di un colpo di stato tentato dal generale Kornilov, comandante supremo dell' esercito, per stabilire una dittatura militare.

 Il colpo di stato fu sventato dai bolscevichi che organizzarono la resistenza armata contro il generale e decisero di prendere il potere. Durante la notte fra il 6 e il 7 novembre 1917 formazioni armate bolsceviche occuparono tutti i punti strategici di Pietrogrado. L'8 novembre presero d'assalto e conquistarono il palazzo d'inverno, un'antica residenza imperiale dove era riunito il governo Kerenskij. Istituirono poi il nuovo governo rivoluzionario: il soviet dei commissari del popolo. Secondo il calendario allora in uso in Russia la data del 7 novembre corrispondeva al 25 ottobre. E' per questo che la rivoluzione iniziata in quel giorno è nota come la Rivoluzione d'Ottobre. Le prime iniziative prese dal governo rivoluzionario furono l'impegno a firmare una pace immediata con la Germania (pace di Brest- Litovsk) e un decreto che confiscava le grandi proprietà terriere. Con un altro decreto fu stabilito il controllo degli operai sulla produzione industriale.

La fulminea presa del potere da parte dei bolscevichi e il governo rivoluzionario da essi formato incontrarono l’opposizione della maggioranza delle forze politiche. In dicembre i socialisti rivoluzionari riportarono un grande successo nelle elezioni per l’Assemblea costituente: questa, però, fu subito sciolta dai bolscevichi, che in tal modo ruppero definitivamente con la tradizione democratica occidentale. L’uscita della Russia dalla guerra provocò l’intervento militare dell’Intesa a sostegno delle armate Bianche, costituite dalle truppe ribelli al nuovo governo. La gravità della situazione spinse i bolscevichi ad instaurare una vera e propria dittatura. Grazie alla riorganizzazione dell’esercito operata con la costituzione dell’Armata Rossa, il governo rivoluzionario riuscì a prevalere dopo una durissima guerra civile.

Problemi enormi attendevano il nuovo governo sovietico, che aveva confiscato tutti i mezzi di produzioni (terre, industrie, macchinari, miniere) e li aveva dichiarati di proprietà collettiva. Lenin stesso si rese conto che non era possibile creare da un giorno all'altro una vera economia comunista. Trovò quindi una soluzione di compromesso che chiamò Nuova Politica Economica (abbreviato in NEP). I contadini furono autorizzati a mantenere una certa quantità di terre in proprietà privata. Solo le proprietà che superavano certe dimensioni divennero collettive. Nei settori dell'industria e del commercio lo Stato si limitò ad appropriarsi di tutte quelle aziende che impiegavano più di 20 dipendenti per un totale di circa 37.000 imprese. Restarono private quelle di dimensioni inferiori. In sostanza, restarono in mano ai privati molte proprietà contadine di dimensioni medio-piccole, gran parte del commercio interno, la piccole aziende familiari. Nonostante i severi limiti posti alle attività private, la NEP diede subito fiato alla disastrata economia sovietica: negli anni 1923-24 solo il 38,5% della produzione totale era frutto del lavoro del settore statale, mentre tutto il resto proveniva dalle libere attività dei privati. La percentuale della produzione privata sul totale salì nell'agricoltura a oltre il 98% , grazie soprattutto all'intraprendenza dei Kulàki, i contadini benestanti.

A causa di questa politica Lenin fece un passo in dietro nella costruzione dell’ideale stato socialista previsto da Marx e rivisto da lui stesso. Egli stesso ammise che questa situazione rappresentava una ritirata precauzionale per poter poi ripartire nel costituire la società comunista. Purtroppo l’aggravarsi delle sue condizioni di salute e poi la morte, coincidenti con l’ascesa di Stalin, gli impedirono di realizzare il suo sogno.