Lo stalinismo

 

 

Nel 1924, alla morte di Lenin, il potere passò a Stalin, che si sbarazzò con la forza di ogni rivale. Negli anni successivi egli affermò con spietata durezza il suo potere personale.

Rivale di Stalin per il potere, ma anche sul piano politico, era stato Trotzkij, l'eroe della difesa contro le armate bianche. Trotzkij avrebbe voluto l'esportazione del modello rivoluzionario sovietico, Stalin invece voleva mantenere il socialismo in Russia senza impegnarsi per il comunismo nel resto del mondo (il socialismo in un solo paese). Trotzkij fu costretto a scappare dalla Russia, ma Stalin lo fece uccidere da un sicario in Messico.

Stalin ebbe un immenso potere, un potere assoluto superiore a quello dei sovrani dell'antichità perché molto più capillare organizzato ed efficiente nel punire e anche nel prevenire ogni possibile forma di opposizione.

Dopo lo sterminio dei kulaki il regime staliniano si fece ancora più oppressivo. Le persecuzioni cominciarono a colpire non soltanto gli oppositori ma anche gli intellettuali e gli artisti, gli ufficiali dell'Armata Rossa, i vecchi bolscevichi di cui Stalin temeva il prestigio, e persino molti fedeli dirigenti comunisti.

Bastava un semplice sospetto un'accusa di frazionismo (= volontà di dividere il partito) o di deviazionismo (= allontanamento, deviazione dalla linea politica ufficiale) per essere processati, torturati, costretti a confessare colpe mai commesse, e poi giustiziati o inviati nei campi di lavoro forzato.

La potente e temutissima polizia politica i funzionari dello Stato Sovietico e del partito comunista, pretesero di regolare ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini. Fu imposto il culto della personalità di Stalin come "geniale" erede di Lenin e "padre" del popolo sovietico. Centinaia di migliaia e forse ancora di più (è difficile calcolarle, perché molte semplicemente scomparvero senza lasciare traccia) furono le vittime del periodo compreso fra il 1934 e il 1939, che fu detto del terrore staliniano o delle grandi purghe.

Dunque la teorica “dittatura del proletariato” si trasformò in Russia nella spietata dittatura di Stalin (1879-1953), che una volta al potere, pianificò con vari piani quinquennali l’industrializzazione del Paese in senso socialista, non esitando a liquidare tra il 1929 e il 1930 milioni di persone della classe sociale dei kulaki, contadini agiati che si opponevano alla collettivizzazione della terra. Ogni resistenza alla realizzazione dei kolchozy , le grandi fattorie collettive, fu piegata con arresti, deportazioni, fucilazioni, nelle tristemente famose “purghe staliniane”.

Sorretto da un onnipotente apparato burocratico e poliziesco Stalin finì con l’assumere un ruolo di capo carismatico non diverso da quello svolto nello stesso periodo dai dittatori di opposta sponda ideologica. La letteratura, il cinema, la musica e le arti figurative furono sottoposte a un regime di rigida censura costrette a svolgere una funzione propagandistico-pedagogica entro i canoni del cosiddetto realismo socialista: il che in pratica significava limitarsi alla descrizione idealizzata della realtà sovietica.

 Almeno fino alla II guerra mondiale, lo sforzo per il consolidamento del comunismo sovietico si accompagna alla lotta contro il nazifascismo, che condiziona la strategia di ogni partito comunista, imponendogli la politica di alleanza coi partiti socialisti e coi gruppi più avanzati della borghesia (i cosiddetti "fronti popolari"). Ma, dopo la fine del conflitto, col processo di decolonizzazione nei Paesi afroasiatici e coi nuovi rapporti di equilibrio internazionale, l'Unione Sovietica, che pure aveva contribuito massicciamente a portare al potere i partiti comunisti nell'Europa orientale. (DDR, Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia), comincia a veder criticato e respinto il ruolo di Stato-guida; e la vittoria di Mao Tse-tung che proclama la Repubblica Popolare Cinese (1949) serve di inizio a un "nuovo corso" nelle vicende del comunismo mondiale, che, dopo il XX Congresso del Partito comunista sovietico e la famosa destalinizzazione (1956), cerca di affermarsi e consolidarsi all’insegna delle "vie nazionali".