Testi e traduzioni
Sallustio
Il ritratto di Catilina
In questo brano Sallustio vuole descrivere la personalità di Catilina che viene preso come esempio di decadenza della res publica romana. Sin da giovane fu orientato verso fini perversi (nonostante fosse di famiglia patrizia) dimostrando crudeltà, ferocia, avidità e un’attrazione per le sommosse. Le sue doti di capo militare (forza e coraggio) furono ben presto minate dalla ricerca costante dell’inganno dovuto alla bramosia di potere e ricchezza. In questo personaggio si riassume, secondo Sallustio, tutto il degrado avvenuto a Roma, tra i suoi cittadini dopo che i loro predecessori avevano fondato un impero potente e giusto.
Cesare
DE BELLO CIVILI, libro III, paragrafo 82
I pompeiani alla vigilia di Farsalo(I)
Dopo i successi ottenuti contro Cesare, Pompeo sostiene che la vittoria sia assicurata e che, con l’unione del suo esercito con quello di Scipione, non ci potessero essere altri esiti. La convinzione è talmente tanta che si discute già degli incarichi che dovranno essere sostenuti e delle ricompense che dovranno essere consegnate a ciascuno. In fine si discute a proposito di Lucilio Irro che non ha combattuto ma i suoi parenti supplicavano che gli venisse assegnato ciò che gli era stato promesso.
DE BELLO CIVILI, libro III, paragrafo 83
I pompeiani alla vigilia di Farsalo(II)
In questo brano Cesare descrive, con una satira impietosa, lo stato di degradazione di una classe dirigente inetta, meschina e avida. Anziché pensare alla guerra e a come procurasi la vittoria i pompeiani si contendono le varie cariche romane; i tre contendenti principali per la carica di pontificato erano: Domizio, Scipione e Lentulo che arrivarono ad offendersi in pubblico. Tutti erano presi dall’ambizione, dall’avidità e dagli odi personali tanto che prima nessuno si preoccupava di vincere la guerra.
DE BELLO CIVILI, libro III, paragrafo 94, frasi 5-6
Pompeo si ritira nella tenda
L’epilogo della guerra di Farsàlo è ormai vicino e Pompeo capisce che il punto di forza del suo esercito(la cavalleria) sta fuggendo dalla paura. A questo punto il comandante perde tutta la sua fiducia nell’esito positivo della guerra e si ritira nella sua tenda ad attendere il verdetto finale. Cesare coglie il comportamento rinunciatario di Pompeo anche nelle parole rivolte alle guardie, fingendo un ruolo di comando, prima di ritirasi.
DE BELLO CIVILI, libro III, paragrafo 96
Il campo pompeiano e la fuga di Pompeo
Il passo che segue descrive, nella prima parte, la scena che si presenta dinnanzi ai vincitori: era chiaro che i pompeiani pensavano di avere già vinto poiché, nell’accampamento di pompeo, si vedevano i più svariati lussi e molte cose superflue. Nella seconda parte Cesare descrive la fuga di pòompeo verso il mare e i suoi lamenti verso la cavalleria che lo avrebbe tradito nonostante fosse stato lui a compiere errori tattici e di valutazione.
Cicerone
PRIMA CATILIARIA, capitolo 1-2(exordium), 3 (6-8), 4 (8-10), 10 (25,27)
Nel passo Cicerone si chiede per quanto ancora i cittadini e il senato romano sopporteranno la presenza di Catilina che sta movendo un esercito contro lo stato. Già prima di lui molti sono stati gli attentati e tutti sono stati puniti con la morte; ma Catilina verrà punito solo quando avrà perso ogni consenso.
La congiura è stata scoperta
Cicerone conosceva in anticipo il giorno della rivolta di Manlio e quello in cui gli aristocratici sarebbero satti massacrati se non fossero fuggiti da Roma. Egli stesso ha impedito l’occupazione di Preneste. Informato sulla riunione tenutasi due notti prima a casa di Leca, nella quale era stato deciso il suo assassinio, è riuscito a sfuggire all’agguato.
Catilina raggiungerà Manlio
Catilina raggiungerà Manlio e lì darà inizio ad un piano sovversivo con una banda di scellerati. Per Cicerone è comunque una consolazione che il suo avversario attacchi lo stato come delinquente anziché come console.
EPISTULAE ad Familiares (XIV,14)
Minturno, 22 gennaio 705 (49)
Tullio a Terenzia, il padre a Tullia, le sue due anime care, Cicerone all'ottima delle madri, alla carissima sorella.
In seguito alle vittorie di Cesare ottenute in Gallia il senato si allea con Pompeo e cerca di frenarne le ambizioni da console creando apposite norme giuridiche. Così facendo Cesare sarebbe stato costretto a rinunciare alla carica di console poiché era vietato dalle leggi entrare nello Stato romano con l’esercito. Il 12 gennaio 49 Cesare passa il Rubiconde con il suo esercito e, spaventati dalla possibile vendetta, i consoli e Pompeo fuggono da Roma. Tra i pompeiani c’è anche Cicerone che scriverà il 23 gennaio una lettera a Miturnae in cui si rivolge alle donne della sua famiglia interrogandosi sulla possibilità che restino a Roma o che lo raggiungano.
Scritta nel Formiano il 19 o il 20 marzo del 49
Cicerone generale vittorioso a Cesare generale vittorioso.
Questa lettera fu una risposta di Cicerone ad un’altra lettera inviatagli da Cesare. In quel periodo Cesare si avvicinava a Roma e i pompeiani fuggivano in direzione di Brindisi; si prospettava quindi una guerra civile che preoccupava Cicerone che decise di rimanere in Campania per fare da mediatore tra le due parti e cercare di evitare la guerra. Il testo della lettera di Cesare era questo: <<Cesare imperator saluta Cicerone imperator. Sebbene io abbia visto soltanto il nostro Furnio e non abbia avuto la possibilità di parlargli e ascoltarlo con calma non ho potuto fare a meno di scriverti e di mandarlo da te a ringraziarti, anche se questo l’ho fatto spesso e credo che lo farò ancora più spesso; tanti sono i tuoi meriti verso di me. In particolare ti chiedo, poiché confido di raggiungere Roma in breve tempo, di vederti lì, per potermi avvalere del tuo consiglio, della tua influenza, della tua posizione sociale, del tuo aiuto in tutte le cose. Tornerò sul mio proposito; devi perdonare la mia fretta e la brevità della lettera. Conoscerai il resto da Furnio>>.