Fino a qualche anno fa, proprio nel bel mezzo di discorsi sui massimi sistemi, capitava di rimanere pietrificati al commento ricorrente: “E’ vero, lo dicono anche i Simpson!”.
O tempora, o mores! I Simpson erano divenuti la nuova bocca della verità, il Vangelo della modernità. I Simpson erano la luce nel labirinto oscuro della vita e della… letteratura.
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Anche nei tratti dei volti si intravedevano talora lineamenti simpsoniani, da cui diffusi nomignoli, fra cui si imponeva Homer, forse per il richiamo, in un kitsch di altissimo livello, al “poeta sovrano”?
Lo “studio” dei Simpson divenne così obbligatorio, per aggiornarsi, tenere il passo, impadronirsi di strumenti capaci di decifrare la realtà, scolastica in primis.
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Poi l’oblio… Dalle ceneri dei Simpson si sono generati altri modelli, dagli eroi di Tolkien al grande, unico, inarrivabile Harry Potter. Bisogna confessare che qui l’intesa fra generazioni si è rinsaldata, perché il maghetto ha stregato tutti.
In classe celermente si è proceduto a rivisitare le varie materie sulla scorta dei volumi e dei film dedicati al coraggioso ragazzino, in una sinergia inusitata tra cattedra e banchi. Solo qualche esempio.
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Non più tardi di qualche settimana fa in III C la danza della Fata Confetto nello Schiaccianoci di Tchaikovskij - ascoltato in una lezione preparatoria al concerto dell’orchestra Haydn all’Auditorium - ha svelato subito le sue suggestioni appena alcuni studenti dall’orecchio esercitato la hanno collegata con la musica d’atmosfera dei primi film tratti dai romanzi di J. K. Rowling.
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Le lentissima bracchia di Aristio Fusco, l’amico burlone di Orazio della famosa satira, prendono vita dall’immagine del braccio inerte di Harry, privato del suo sostegno osseo da un errato intervento… magico. |
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Le miniature dei bestiari medievali che rappresentano la mandragola richiamano, anche ad uno sguardo affrettato, le buffe creature della serra della prof. Sprite. |
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ll gioco dell’intertestualità potrebbe proseguire a lungo ma qui concludiamo la rassegna con l’ippogrifo di Ariosto che riceve nome, figura e carattere da Fierobecco.
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La saga di Harry Potter si rivela infine un esempio interessante di contaminazione tra serie e ciclo: da un lato ogni episodio è strutturato sul modello dei precedenti, ambientato negli stessi luoghi e con gli stessi personaggi, dando un segnale rassicurante di stabilità; dall’altro, soprattutto con l’irruzione della morte, si apre “al tempo lineare, storico e ineluttabile, destinato a scalfire il calendario e il tempo dell’infanzia, fondati sull’illusione dell’eterno ritorno”, come scrive Isabelle Cani nel suo saggio intitolato Harry Potter o l’anti Peter Pan.
Ossia è la narrazione del difficile percorso che porta a divenire adulti.
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