Liceo Scientifico Galileo Galilei

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Prato01Tra gli esercizi che risultano più stimolanti in campo linguistico vanno certo ricordati quelli etimologici. La storia delle parole suscita curiosità e talora accende anche  l’inventiva….


In III C ci si è imbattuti, parlando dell’invito di Epicuro a tenersi lontani da impegni pubblici, nella radice lat. Ne è nata una gara accumulatoria di  parole italiane che la contengono: latente, latitante…
Forse l’idea base dell’essere nascosto ha risvegliato negli studenti sogni riposti. A loro volta i sogni hanno incrementato le competenze linguistiche che si sono applicate ad essi stessi in un ingorgo creativo/ermeneutico.
Così dal lathe biosas del filosofo di Samo siamo approdati, in un viaggio verbale vertiginoso, alla volontà di annullarsi del Lat-ino stesso, lingua che non avrebbe intenti comunicativi ma che al contrario vorrebbe celare la sua esistenza, rimanere lat–ente, celata, inoperante.

SPQR01Che l’eliminazione del latino da alcuni curricola scolastici possa essere connessa con il neoscoperto etimo e col tentativo di creare una corrispondenza tra etimo e realtà? Che rinasca la vexata quaestio del rapporto tra le parole e le cose?

(N.B.: Tutti i link contenuti in questo articolo sono esterni al sito del Liceo "Galilei" e attivano collegamenti ad YouTube)

Potter01Fino a qualche anno fa, proprio nel bel mezzo di discorsi sui massimi sistemi, capitava di rimanere pietrificati al commento ricorrente: “E’ vero, lo dicono anche i Simpson!”.

O tempora, o mores! I Simpson erano divenuti la nuova bocca della verità, il Vangelo della modernità. I Simpson erano la luce nel labirinto oscuro della vita e della… letteratura.

SimpsonAnche nei tratti dei volti si intravedevano talora lineamenti simpsoniani, da cui diffusi nomignoli, fra cui si imponeva Homer, forse per il richiamo, in un kitsch di altissimo livello, al “poeta sovrano”?

Lo “studio” dei Simpson divenne così obbligatorio, per aggiornarsi, tenere il passo, impadronirsi di strumenti capaci di decifrare la realtà, scolastica in primis.

Poi l’oblio… Dalle ceneri dei Simpson si sono generati altri modelli, dagli eroi di Tolkien al grande, unico, inarrivabile Harry Potter. Bisogna confessare che qui l’intesa fra generazioni si è rinsaldata, perché il maghetto ha stregato tutti.

In classe celermente si è proceduto a rivisitare le varie materie sulla scorta dei volumi e dei film dedicati al coraggioso ragazzino, in una sinergia inusitata tra cattedra e banchi. Solo qualche esempio.

BallerinaNon più tardi di qualche settimana fa in III C la danza della Fata Confetto nello Schiaccianoci di Tchaikovskij - ascoltato in una lezione preparatoria al concerto dell’orchestra Haydn all’Auditorium - ha svelato subito le sue suggestioni appena alcuni studenti dall’orecchio esercitato la hanno collegata con la musica d’atmosfera dei primi film tratti dai romanzi di J. K. Rowling.

Le lentissima bracchia di Aristio Fusco, l’amico burlone di Orazio della famosa satira, prendono vita dall’immagine del braccio inerte di Harry, privato del suo sostegno osseo da un errato intervento… magico.
Mandragola Le miniature dei bestiari medievali che rappresentano la mandragola richiamano, anche ad uno sguardo affrettato, le buffe creature della serra della prof. Sprite. Serra

Fierobeccoll gioco dell’intertestualità potrebbe proseguire a lungo ma qui concludiamo la rassegna con l’ippogrifo di Ariosto che riceve nome, figura e carattere da Fierobecco.

 

Potter02

La saga di Harry Potter si rivela infine un esempio interessante di contaminazione tra serie e ciclo: da un lato ogni episodio è strutturato sul modello dei precedenti, ambientato negli stessi luoghi e con gli stessi personaggi, dando un segnale rassicurante di stabilità; dall’altro, soprattutto con l’irruzione della morte, si apre “al tempo lineare, storico e ineluttabile, destinato a scalfire il calendario e il tempo dell’infanzia, fondati sull’illusione dell’eterno ritorno”, come scrive Isabelle Cani nel suo saggio intitolato Harry Potter o l’anti Peter Pan.

Ossia è la narrazione del difficile percorso che porta a divenire adulti.

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Lapis01C’è una domanda che, quando non è posta esplicitamente, aleggia nell’espressione del volto dei nostri studenti: "A che serve il latino?". Per cavarsela, è disponibile un ricco campionario di risposte che sono state tesaurizzate negli anni grazie all’opera apologetica di molti.

Vi si può attingere liberamente ma è ineffabile la soddisfazione che si prova nel momento in cui si affaccia una nuova soluzione, a maggior ragione se si offre inaspettata, proprio quando non la cerchi, quando il quesito capitale temporaneamente non ti assilla con la sua urgenza.

iMaterialiDelKiller01Un giorno, durante la lettura per diletto di un poliziesco, (GIANNI BIONDILLO, I materiali del killer, Guanda, 2011) alcune righe hanno dischiuso nuove possibilità argomentative e nuove vie didattiche, che sono già state testate con successo in III e IV C:
“In tutto questo macello quelli dello SCO (Servizio centrale operativo) giunsero sulla scena del delitto non senza difficoltà, in extremis, per sentire extra moenia le relazioni di quelli della scientifica e per visionare in medias res la situazione in situ. Tutto era ancora in fieri, ma i tecnici raccontarono ab ovo cosa avevano scoperto, sapendo che in itinere molte cose erano, mutatis mutandis, da revisionare. Gli investigatori però non desideravano l’opera omnia delle loro analisi, sapevano che c’era sempre tempo per un errata corrige, volevano, apertis verbis, elementi su cui iniziare a ragionare. Dictum, factum: i tecnici, sarà per la peculiare forma mentis, spiattellarono ex abrupto le difficoltà riscontrate e quindi chiesero di pazientare ancora dato che gutta cavat lapidem”.

VotazioneI fatti sono anomali ma spiegabili, spiegabilissimi. Durante un tema alcuni studenti, che rimarranno anonimi, presi dalla foga nello scrivere,  si sono lasciati sfuggire un interesse, tenuto fino a quel momento rigorosamente segreto, per i romanzi storici.

Qualcun altro ha pensato di approfittare del lapsus per proporre a tutti la lettura di Pompei, bestseller di qualche anno fa, che intreccia sapientemente vicende d’invenzione con fatti storici autentici relativi ai giorni della catastrofe dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d. C.

In un sussulto di spirito autenticamente democratico si è organizzata così, sui due piedi, una votazione, preceduta da un breve dibattito. Pompei sì o no?
-   Qualcuno ha chiesto di poter scegliere a ragion veduta, con l’alternativa chiara.
-   Qualcuno ha sorriso soddisfatto, pregustando piaceri inenarrabili e per giunta…obbligatori.
-   Qualche altro ha tentato l’impossibile: “Ma dobbiamo proprio”?
-  C’è chi, infine, ha deciso di astenersi dal voto; forse per paura di dover scontare a breve una scelta incauta?
VesuvioPompei Insomma, non si può certo parlare di unanimità, concordia, omogeneità in III C – quanto ai libri, si intende!!!

L’urna ha decretato il trionfo leopardiano dell’incerto, dell’indefinito, dello sfuggente sul “tristemente” noto. Come a dire che “La speranza non muore mai”:
-    Forse ci farà uno sconto!
-    Forse l’altro libro sarà più corto!
-    Forse si dimenticherà di trovare l’alternativa!

I sostenitori del romanzo storico, dopo lo smacco, non ritengono tuttavia che sia tutto perduto: lunedì si presume tornino gli assenti, cui essi si vogliono affidare come extrema ratio. Chissà se questi si faranno convincere a sostenere la loro causa!