Liceo Scientifico Galileo Galilei

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"Quale storia non è interessante, se è ben raccontata?"

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Malaguti

Martedì 5 marzo tredici classi e alcuni professori del liceo Galilei hanno incontrato lo scrittore padovano Paolo Malaguti. Professore di Lettere nel Bassanese, dal 2009 Malaguti è anche autore di saggi e di romanzi di taglio storico, che raccontano le storie dei territori veneti attraverso le vite delle persone che li abitano, o che li lasciano.
“La passione per la scrittura risale ai tempi delle medie” ricorda lo scrittore, che lascia subito spazio alle curiosità e alle riflessioni dei ragazzi, entusiasti di approfondire la propria esperienza letteraria. Gli studenti si erano infatti cimentati nella lettura degli ultimi due romanzi dell’autore.

 Chi aveva optato per Il Moro della cima ha stretto conoscenza con il solitario protagonista, amante della montagna, conosciuto da tutti come il Moro. Il Moro è cresciuto tra le braccia del monte Grappa ed ha fama di esserne il più esperto conoscitore, oltre che il primo a gestire un rifugio sulla sua cima. Quando, tuttavia, bussa alle porte, la Prima Guerra Mondiale non chiede permesso neanche di fronte alla grande montagna; così, nell’autunno 1917, il Moro assiste con amarezza alla trasformazione de “la Grapa”, come lui la chiama affettuosamente, in un teatro di guerra all’insegna della violenza.
Ai racconti rigidamente informativi, l’autore ha sempre preferito quelli che, pur mantenendosi fedeli alla Storia, fossero arricchiti da elementi romanzati; è proprio dall’equilibrio tra questi due generi che nasce il romanzo, il quale, nella narrazione del protagonista, si rifà alla figura di Agostino Faccin, storicamente esistito come primo guardiano del rifugio sul Monte, le cui orme sono ripercorse, a proprio modo, dal Moro.
Coloro che, invece, avevano letto Piero fa la Merica, si sono immersi nell’avventura oltreoceano di fine Ottocento di un ragazzino di quindici anni, Piero, che, insieme al padre e a due fratelli, dal Veneto emigra verso il Brasile, per sfuggire alla miseria del Montello. “Quelli che aprono ogni capitolo sono stralci di vere lettere scritte da veri migranti” spiega Malaguti, svelando come sia riuscito a ricreare l’ambiente misterioso e inospitale della foresta amazzonica, senza ricorrere eccessivamente alla fantasia. L’effetto deve risultare originale e libero da retorica, per questo egli gioca molto con la lingua, adattandola ad un contesto in cui le espressioni locali si mescolano ad un parlato che ha i colori del Veneto. La vera sfida per l’autore, però, è stata osservare l’epica del fenomeno migratorio dividere il mondo in vittime e carnefici, ma al contempo ammettere che le persone portano spesso le vesti di entrambi.
Gli approfondimenti sul ruolo dello scrittore nel 2024 e gli aneddoti sulla costruzione delle storie hanno coinvolto molto i ragazzi, tanto che le due ore dedicate all’incontro non sono bastate ad esaurire le loro domande.

Debora F. e Anna C. (V A_dl)