Egli affermò che, se il centro di gravità dei pesi Po e Pa cadeva in C, voleva dire che i pesi dell’oro e dell’argento erano inversamente proporzionali ai bracci della leva:

Era necessaria una taratura, che venne fatta una volta per tutte per la coppia dei due metalli, e poi una sola pesata per vedere dove veniva equilibrata la lega. Il rapporto tra i pesi indicò quindi la composizione della corona.

Quello che si nota, oltre l’inventiva di Galileo del metodo (non c’è bisogno di far traboccare l’acqua, e quindi calcolare quella che si perde...), è l’ uso raffinato della teoria delle proporzioni e dei centri di gravità.

Nella costruzione della bilancetta, Galilei rivestì le tacche O e A con un avvolgimento di sottile filo di acciaio, mentre la parte di regolo, tra esse, con un fitto avvolgimento di sottile filo di ottone; divise OA in tante piccole parti uguali, date dalle sezione del filo avvolto.
Il numero di avvolgimenti tra le tacche
C e A esplicitarono la composizione in oro della lega, mentre quello tra le tacche O ed C la composizione in argento della stessa.

La difficoltà oggettiva nel contare il numero di avvolgimenti venne aggirata da Galileo con questa brillante idea: far scorrere sopra il regolo, tra le tacche interessate, una punta acuminata e rendere evidente all'udito il numero di fili avvolti.

Inoltre, poiché gli avvolgimenti di acciaio e di ottone hanno un loro peso, per far sì che F sia ancora il fulcro, equilibrò la bilancia ponendo sull’altro braccio dei pesetti a forma di cambra (nella nostra ricostruzione con un piccolo recipiente contenente acqua).

 

 

 

 

 


particolare della riproduzone della bilancetta