LO STRETCHING


Lo stretching, ovvero la capacità di conservare o aumentare l’escursione articolare (condizionata dall’elasticità fasciale dei muscoli, dei legamenti e dei tendini), ha origini molto antiche, risalenti all’Oriente e alle metodiche della yoga indiano.
Trae, inoltre, origine dalle conoscenze neurofisiologiche che hanno contribuito a definire i meccanismi posti alla base della contrazione e del rilassamento muscolare.
La ridotta elasticità muscolare, predispone, oltre ad influenzare negativamente la prestazione sportiva, alle lesioni muscolo-tendinee.
In un normale movimento articolare, possiamo individuare due tipi di muscoli, che a loro volta devono svolgere delle funzioni ben precise:
Muscoli agonisti: che si devono contrarre
Muscoli antagonisti: che devono rilassarsi e allungarsi per non creare resistenze inutili.
È inoltre noto che un muscolo non sufficientemente elastico e preparato a delle contrazioni massimali può andare incontro a stiramenti e strappi.

La pratica di esercizi di stretching, oltre ad avere effetti immediati per la pratica sportiva, consente di ottenerne altri a lungo termine, molto importanti per il mantenimento dello stato di salute e benessere. Chi non pratica questi esercizi, infatti, rischia di ridurre la mobilità articolare e l’elasticità muscolare. A sua volta però, un esercizio di allungamento rapido e intenso provoca un effetto contrario in quanto il muscolo invece di allungarsi si contrae accorciandosi.
Durante lo stretching, la respirazione va eseguita in modo lento e controllato, inspirando lentamente col naso espandendo l’addome, trattenendo un attimo il respiro, poi espirando lentamente.

Propriocettività ed allungamento muscolare:
I propriocettori sono organi di senso che trasmettono al sistema nervoso centrale tutte le informazioni su sistema muscolare scheletrico.
I propriocettori legati all’allungamento sono:
Nei muscoli: i cosiddetti recettori dell’allungamento;
Nei tendini:Corpuscoli del Pacini, situati vicini agli organi del Golgi.